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Circa l’origine dei Cimbri è stato scritto di tutto e di più.
Letterati e storici dei secoli scorsi, dal Marzagaia al Ferretti, Pezzo, Biancolini, da Schio, Maffei , non potendosi riferire a documenti (non ancora noti) ma alla loro fervida fantasia formularono le più disparate ipotesi circa l’origine dei cimbri. Costoro, avendo caro il mito della romanità, vollero vedere in queste genti resti dei Cimbri sconfitti dal console Caio Mario nel 101 a.c. nella piana di Vercelli ai Campi Raudi. A confortare la loro tesi fu anche un’errata traduzione dal latino che scambiò Vercelli per Verona e i Campi Raudi per Raldon, una località a sud di Verona. Questa ipotesi , alla luce di nuovi studi e documenti è oggi smentita da tutti gli storici.

L’abate Agostino Dal Pozzo riporta nelle sue Memorie storiche…. l’ipotesi che vuole antenati dei Cimbri gli Alemanni = (tutti gli uomini, ogni sorta di uomini) popolazione che raccoglieva varie etnie, costituitasi in Svevia al tempo dell’occupazione romana. Secondo questa ipotesi nei primi secoli dopo Cristo questi Alemanni calarono verso sud invadendo la Rezia. Nel 368 d.c. nei pressi del lago di Garda ingaggiarono una sanguinosa battaglia con l’esercito Romano che li annientò. I sopravissuti al massacro si rifugiarono sugli altipiani dei monti Veronesi e Vicentini dando origine al popolo dei Cimbri.

Lo storico veronese Carlo Cipolla (18.. - 1916) supportato dal citatissimo documento del 5 febbraio 1287, ricondusse l’origine dei Cimbri a coloni Bavaro-Tirolesi stanziatisi sui monti Lessini in epoca Scaligera.

Il glottologo tedesco Bruno Schweizer (1897 - 1958) visitò più volte i XIII e VII Comuni , e tra gli anni Trenta e Quaranta soggiornò a lungo a Giazza . Attraverso minuziosi studi identificò importanti elementi a sostegno dell’origine longobarda dei cosidetti Cimbri , analizzando oltre che la lingua, le tradizioni, la religione, i mestieri, il carattere ,le caratteristiche somatiche degli individui. Come metodo adottò un dettagliato questionario da lui ideato, che abbracciava tutti gli argomenti sopracitati. Girò per le contrade, parlò a lungo con la gente raccogliendo materiale prezioso inciso su registratore.
A supportare l’ ipotesi dello Schweizer, , oltre agli elementi linguistici , fu lo spirito guerriero e l’esigenza di libertà di queste genti,caratteristiche più affini ai longobardi che non ai coloni bavaresi (boscaioli e carbonai) . Lo Schweizer rilevò anche l’assenza nella parlata cimbra di termini riguardanti gli animali della montagna. Ciò significa, secondo l’autore, che quelle genti provenivano dalla pianura (longobardi) e non dalla Baviera dove i termini riguardanti la vita montana erano abbondanti. Inoltre anche le caratteristiche somatiche degli abitanti richiamavano più la fisicità longobarda che bavarese.

Anche il germanista e demologo prof. Scovazzi che negli anni ’70 visitò più volte Giazza, ravvisò nella parlata cimbra e nella toponomastica, elementi che riconducevano ai Goti e ai Longobardi.

Il glottologo tedesco Johann Andreas Schmeller che visitò i VII Comuni Vicentini e i XIII Comuni Veronesi nel 1833 e 1846, affermò che la lingua parlata in queste Comunità era da ricondursi all’alto tedesco parlato in Baviera nel XII e XIII secolo. Fu inoltre scopritore di un documento conservato nella biblioteca statale di Monaco , databile 1050, nel quale si parla di un gruppo di famiglie bavaresi che emigrano nel territorio di Verona.

Le affermazioni dello Scovazzi e dello Schweizer differiscono da quanto sostenuto dallo storico Carlo Cipolla e cioè che la Lessinia prima del 1000 fosse disabitata, ma è anche vero che per le sue ricerche si basò esclusivamente su documenti d’archivio ed è possibile che non sempre, per vari motivi,riportassero la realtà.

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Le migrazioni all’inizio del millennio

Sicuramente una migrazione nel territorio di Verona avvenne intorno al 1050 allorché in Baviera una grave carestia mise in ginocchio la popolazione. All’incremento demografico verificatosi un po’ in tutta Europa dopo l’anno mille non corrispose un’adeguata produzione cerealicola, principale fonte di alimentazione del tempo. In un dettagliato documento compilato dai Benedettini del convento di Benediktbeuern ,scoperto nella Biblioteca Statale di Monaco da J.A. Schmeller nel 1849, figura un lungo elenco di famiglie provenienti da zone circostanti il convento, alcune con destinazione “ Ad Veronam Civitate” . Sono circa 150 persone , che il vescovo tedesco di Verona Valterio di Ulma mette in contatto con il convento di Santa Maria in Organo. I rapporti di natura economico-politico-religiosa ch intercorrevano fra i conventi benedettini di Verona con quelli d’oltralpe fecero sì che codeste genti venissero ben accolte e incentivate a disboscare e dissodare, onde renderli proficui, ampi territori montagnosi della Lessinia, formando di conseguenza i primi insediamenti bavaresi sulle montagne veronesi, dopo il mille.
Altra documentata migrazione è datata 1216, quando dietro invito del vescovo di Trento Friedrich Wanga un nutrito gruppo di coloni bavaresi si stanziarono in Val Folgaria, quali minatori, boscaioli e pastori ed estendendosi in tempi successivi ,nel vicentino e nel veronese.

Ipotesi

sull’origine

dei Cimbri

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